SVEZIA – “Sembrava non si aspettasse altro che una caduta. Tutti al momento dell’uscita del calendario sapevamo che l’Italia, salvo miracoli, sarebbe andata agli spareggi. Una volta lì, è stato dipinto come un incubo. C’era un clima da resa dei conti, sono finito dentro un ingranaggio più grande di me. Si anticipava che l’uscita dell’Italia avrebbe portato, come poi è successo, non solo la mia caduta, ma altri cambiamenti. Tanto che io mi sono chiesto: ma chi voleva andare davvero ai Mondiali? Bastava arrivare uniti a quel doppio confronto, qualificarci e poi salutarci. Cosa che avevo già preannunciato di fare. Al Mondiale non sarei andato comunque. Invece venne scritto che avevo abbandonato il ritiro e tante altre sciocchezze per minare l’ambiente, senza che nessuno facesse muro. Come se convenisse il caos. Infatti dopo l’eliminazione è partito il tutti contro tutti che ha portato al Commissariamento, che molti attendevano. Con quelle premesse anche battere una Nazionale alla nostra portata è diventato una montagna. Il palo, la sfortuna, neanche mezzo tiro in porta subito, gli infortuni, le polemiche. Ha concorso tutto per l’esclusione. Ma la colpa è stata solo di Ventura, il capro espiatorio di un movimento in crisi di identità. Bersaglio ideale. Io le mie responsabilità me le prendo tutte. Sono l’allenatore della Nazionale che non è andata ai Mondiali. Ma la colpa più grande che ho è stata quella di non voler abbandonare la nave, avrei dovuto farlo in almeno tre o quattro occasioni”.

SENATORI – “Altro episodio che testimonia la voglia di creare confusione. Buffon, Chiellini e Barzagli vennero da me a chiedermi se potevano parlare ai compagni più giovani per spiegare loro il peso della maglia azzurra. Ho detto sì, pensando fosse utile un confronto tra di loro, senza di me. Ma è passato per un ammutinamento. La traduzione è stata: Ventura è stato sfiduciato, comandano i senatori. Cosa più falsa non poteva esserci”.

SCELTE – “Dopo la partita con la Spagna ogni scelta poteva essere potenzialmente sbagliata, perché tutto è stato messo in discussione. Insigne? Con me Insigne aveva giocato sempre. Ho fatto delle valutazioni in base all’atteggiamento tattico della Svezia che non metteva in condizioni Insigne di esprimere al meglio le sue caratteristiche. Ma stia pur certo che se avesse giocato Insigne, il problema sarebbe diventato El Shaarawy o un altro”.

DE ROSSI – “Nessuno gli ha mai chiesto con chi stesse parlando. Non ce l’aveva con me, ma con il preparatore atletico. E’ abitudine mandare i giocatori della panchina a scaldarsi prima di qualche cambio, ma Daniele non sarebbe entrato, non avevo dato alcuna disposizione in proposito. Però è servito anche questo per scaricarmi addosso di tutto”.
BALOTELLI – “Balotelli avrebbe fatto parte dell’Italia che avevo in testa per i Mondiali. Ero andato a Nizza a parlarci per recuperarlo, non si era lasciato bene col gruppo azzurro. A Nizza aveva iniziato bene la stagione, andava reinserito al momento giusto, stavo creando quelle premesse. Sarebbe stato convocato per le amichevoli contro Argentina e Inghilterra. Lui sostiene di esser stato abbandonato da me, ma non è vero. Dopo l’incontro con lui dissi ad Oriali più e più volte di chiamarlo e ‘tenerlo caldo’, che lo seguivamo e che sarebbe stato convocato per un rientro da protagonista. Lavoravamo per Balotelli”.

RUSSIA 2018 – “Guardo il torneo con interesse e amarezza. Resto convinto che avremmo fatto bene e saremmo potuti essere protagonisti con i giovani che stavano crescendo. Ma parlo sempre con le convinzioni che avevo fino alla partita con la Spagna. Dopo quella sconfitta e la delegittimazione che ne seguì, non ero più l’allenatore dell’Italia”.

TIFOSI – “Ai tifosi mi sento di dire che dentro mi porto un rammarico gigantesco e mi dispiace da morire. So quanto loro ci tenessero a vedere l’Italia in campo. Io non ho pianto davanti alla tv dopo la Svezia, ma quello che ho provato dentro continuo a sentirlo forte ogni giorno e ogni notte”.

FUTURO – “Non sono depresso, sono incazzato nero. Sono carico come una molla e non vedo l’ora di riavere per le mani una squadra per fare calcio. Il calcio che ho sempre fatto, senza interessi e politica intorno. Ho ascoltato tante falsità, retroscena inventati, mi sono stufato di fare il pungiball di tutta Italia. Ho dovuto anche leggere le lezioncine tecnico-tattiche da chiunque, anche da chi non ha mai allenato neanche all’oratorio. Ho 35 anni di calcio a parlare per me, in tre mesi sono passato da ‘maestro di calcio’ a ‘Ventura mangia i bambini’. Nel calcio si vede di tutto, ma così è troppo. Adesso spero che si torni a rispettare l’uomo Ventura oltre che il tecnico. Sono un professionista che ha sempre dato tutto, una persona seria e per bene. Non voglio parlare delle capacità, che sono su un curriculum lungo 35 anni, però sulla correttezza e serietà nessuno può contestarmi e da lì riparto”.

MANCINI – “Gli auguri glieli ho già fatti al momento dell’incarico. Sarò un suo tifoso, perché l’azzurro è più di un colore. Spero che possa portare avanti le sue idee senza trovare chi gliele fa saltare. E che i giovani trovino spazio con continuità nei club di appartenenza”.

LIBRO – “Sto decidendo se pubblicarlo, c’è una storia di due anni, dettagliata dentro e fuori dal campo, ma soprattutto un indirizzo su quello che non deve più accadere se si vuole avere un sistema pulito ed efficace”.

VERITA’ – “Non c’è una sola parola non vera in questa intervista. Non c’è futuro senza giustizia e non c’è giustizia senza verità. Ho detto la verità”.